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Tecniche di mastering per compact disc, long playing e broadcasting radio |
Candidato: Roberto Acquafredda Relatore: Marco Massimi, Gianluca Susi Abstract: La musica, si sa, è pervasiva del quotidiano; dai jingles televisivi, passando per i brani riprodotti dal proprio lettore cd o giradischi, ai programmi radiofonici che ci tengono compagnia alla guida della macchina, fino all’ultimo singolo della nostra band preferita ascoltata online, il suono, sia esso sottoforma di note musicali o di mero linguaggio parlato, fa inscindibilmente parte della nostra esperienza e ricopre un ruolo di primo piano nelle relazioni interpersonali. Una simile, magmatica quanto capillare circolazione è resa possibile non solo da una volontà comunicativa ma, soprattutto, dalla caratteristica del suono stesso di essere ‘trasportato’ con enorme facilità; in altre parole, elemento di profonda rilevanza nella diffusione della musica è il dispiegarsi di un ventaglio piuttosto vasto di possibili forme di fruizione alle quali corrispondono, sul versante tecnico, specifici formati e supporti. Compact disc, long playing, musicassette, MP3, ecc… sono gli strumenti tecnologici attraverso cui la musica viene fruita, dunque, attraverso cui viene resa prodotto. Nel complesso processo di produzione necessario alla trasformazione di un’idea musicale in un prodotto fruibile, emerge una particolare fase in cui le problematiche relative al passaggio dal materiale registrato ed elaborato (missato) al supporto finale sono di centrale importanza: il mastering. Punto di raccordo tra lo studio di registrazione ed il service di stampa, il mastering, per usare le parole di Bob Katz, “l’ultimo passo creativo nel processo di produzione audio, il ponte tra missaggio e replicazione, l’ultima chance per poter migliorare il suono o riparare problemi in un ambiente acusticamente progettato, un microscopio audio”. Come si può dedurre da questa succinta definizione, quella del mastering è una fase piuttosto delicata (forse la più misteriosa da decifrare per chi si approccia per la prima volta al mondo della produzione audio): se, da una parte, infatti, l’ingegnere di mastering ha il compito di migliorare la qualità del mix che riceve (attraverso, ad esempio, elaborazioni relative alla dinamica che esaltino il volume globale oppure volte a mettere più in risalto una parte invece di un’altra), cioè, potremmo dire, è chiamato ad un lavoro implicante un certo grado di competenze musicali (estetiche), dall’altra egli deve anche correggere dei difetti oggettivi, misurabili, presenti nel mix (risonanze non volute, sbilanciamenti tonali, rumori di fondo, ecc…) e, cosa molto importante, elaborare quest’ultimo al fine di produrre un master appropriato per il supporto finale. etc... |
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